domenica 29 ottobre 2017

Recensione "Non ti muovere" di Margaret Mazzantini

"Ero felice, non ci si accorge mai di esserlo, Angela, e mi chiesi perché l'assimilazione di un sentimento così benevolo ci trovi sempre impreparati, sbadati, tanto che conosciamo solo la nostalgia della felicità, o la sua perenne attesa."


Una giornata di pioggia e di uccelli che sporcano le strade, una ragazza di quindici anni che scivola e cade dal motorino. Una corsa in ambulanza verso l'ospedale. Lo stesso dove il padre lavora come chirurgo. È lui che racconta l'accerchiamento terribile e minuzioso del destino. Il padre in attesa, immobile nella sua casacca verde, in un salotto attiguo alla sala operatoria. E in questa attesa, gelata dal terrore di un evento estremo, quest'uomo, che da anni sembra essersi accomodato nella sua quieta esistenza di stimato professionista, di tiepido marito di una brillante giornalista, di padre distratto di un'adolescente come tante, è di colpo messo a nudo, scorticato, costretto a raccontarsi una verità straniata e violenta. Parla a sua figlia Angela, parla a se stesso. Rivela un segreto doloroso, che sembrava sbiadito dal tempo, e che invece torna vivido, lancinante di luoghi, di odori, di oscuri richiami. Con precisione chirurgica Timoteo rivela ora alla figlia gli scompensi della sua vita, del suo cuore, in un viaggio all'indietro nelle stazioni interiori di una passione amorosa che lo ha trascinato lontano dalla propria identità borghese, verso un altro se stesso disarmato e osceno.

RECENSIONE


La scena iniziale si apre con uno degli incipit più d’impatto che abbia mai letto.

Angela, una ragazza di appena 15 anni, cade dal motorino, facendo un incidente che la porterà a ritrovarsi in coma. All’ospedale, suo padre - Timoteo -, un chirurgo brillante, per la prima volta non ha nessun mezzo o strumento con cui aggiustare le cose. L’unica cosa che possiede è il tempo, il tempo del passato e della rivelazione, il tempo che tiene Angela sospesa tra la vita e la morte. E durante questo tempo, questi momenti di pazienza estrema, quest’immobilità palpabile, Timoteo racconta a sua figlia una verità sofferta, un’amara storia del suo passato, qualcosa che non ha mai osato raccontare a nessuno, neppure a se stesso.



Le racconta di quando stava con sua madre e del suo incontro con un’altra donna, Italia, grezza ed incredibilmente vera. Le narra della prima volta in cui l’ha vista, del loro amore selvaggio e a tratti non consensuale, della loro storia quasi aliena consumata tra le mura di un palazzo fatiscente. Timoteo rivela ad Angela la parte più intima e profonda di se stesso, si scopre nella sua interezza, nella sua brutalità e nella sua tenerezza.
‘Non ti muovere’ racconta la storia di un uomo e del suo viaggio dentro tante donne, la storia reale, meravigliosa e toccante di un uomo a faccia a faccia con la sua vera identità e con qualcosa capace di rovesciare ogni sua certezza.

Non so, figlia mia, dove vanno le persone che muoiono, ma so dove restano.

Ho amato alla follia ogni singola parola di questo romanzo. È uno di quei libri di cui non cambieresti neanche una virgola, scritti in modo sublime ed incomparabile, con dei protagonisti mozzafiato. Lui, un aspirante chirurgo che scopre il suo cuore appartenere ad una realtà che mai si sarebbe aspettato; lei, una donna abbattuta dalle persone e dalla vita ma che conserva un ottimismo infantile e, allo stesso tempo, un pessimismo ed una riservatezza che solo una persona lacerata potrebbe provare. E' una storia febbrile e diretta, crudele e dolce, aspra e malinconica, che ti trascina tra le pagine e non ti lascia via di scampo.

Perché la mia vita è stata tutta così, piena di piccoli segni che mi vengono a cercare.

Ho semplicemente adorato come la Mazzantini sia riuscita a creare protagonisti così pieni di sfumature, così a tutto tondo. Uno degli aspetti - dei tanti aspetti- più belli di questo libro è proprio la profondità psicologica di ciascun personaggio, in particolare il protagonista. Ogni parola svela un altro lato di lui, un altro luogo posto alla luce, e le sue riflessioni, conseguenze del comportamento suo e altrui, sono personali eppure universalmente adattabili. Sono pillole di verità, di vita reale, che spingono a riflettere.

Mi sono accanito contro il mio destino, ho lottato a piene mani contro di lui che mi scacciava dai miei sogni, mi buttava in un altro verso.


Non voglio spendere più parole del dovuto, se lo facessi rischierei di parlare troppo e di svelare un libro che deve essere vissuto in prima persona, che deve essere amato individualmente ed intimamente. Per me, questo libro si aggiudica un posto d'onore tra i migliori che abbia mai letto. Ovviamente è un 10/10 con lode. Vorrei finire questa recensione con uno dei passaggi - a mio parere - più belli del libro e che vi può dare un'idea più precisa di ciò che tutti,e dico tutti, dovrete leggere, prima o poi. Perché non potete proprio perdevi una perla simile.

Amo la naturalezza della vostra unione, la guardo con un sorriso, voi, in qualche misura, mi avete protetto da me stesso. Io non mi sono mai sentito "naturale", mi sono impegnato per esserlo, tentativi striduli, perché impegnarsi per essere naturali e già una sconfitta. Così ho accettato il modello che mi avete ritagliato nella carta velina dei vostri bisogni. Sono rimasto un ospite fisso in casa mia. Non mi sono indignato nemmeno quando in mia assenza, durante le giornate di pioggia, la cameriera ha spostato lo stenditoio con i vostri panni accanto al calorifero nel mio studio. Mi sono abituato a queste umide intrusioni senza ribellarmi. Sono rimasto sulla mia poltrona senza poter allungare troppo le gambe, ho posato il libro sulle ginocchia e mi sono fermato a guardare la vostra biancheria. Ho trovato in quei panni umidi una compagnia che forse superava quella delle vostre persone, perché in quelle trame sottili e candide io catturavo il profumo fraterno della nostalgia, di voi, certo, ma soprattutto di me stesso, della mia latitanza. Lo so, Angela, per troppi anni i miei baci, i miei abbracci sono stati goffi, stentati. Ogni volta che ti ho stretta, ho sentito il tuo corpo scosso da un fremito d'impazienza, se non addirittura di disagio. Non ti ci ritrovavi, ecco tutto. Ti è bastato sapere che c'ero, guardarmi in lontananza, come un viaggiatore appeso al finestrino di un altro treno, scialbato da un vetro. Sei una ragazza sensibile e solare, ma di colpo il tuo umore cambia, diventi rabbiosa, cieca. Ho sempre avuto il sospetto che questa ira misteriosa, dalla quale riaffiori sconcertata e un po' triste, ti sia cresciuta dentro per causa mia.
Angela, a ridosso della tua schiena incolpevole c'è una sedia vuota. Dentro di me c'è una sedia vuota. Io la guardo, guardo la spalliera, le gambe, e aspetto, e mi sembra di ascoltare qualcosa. È il rumore della speranza. Lo conosco, l'ho udito affannarsi nel fondo dei corpi e affiorare negli occhi delle miriadi di pazienti che ho avuto davanti, l'ho sentito fermarsi in stallo tra le mura della sala operatoria, ogni volta che ho mosso le mie mani per decidere il corso di una vita. So esattamente di cosa m'illudo. Nei grani di questo pavimento che ora si muovono lenti come fuliggine, come ombre morenti, m'illudo che quella sedia vuota si riempia anche per un solo lampo di una donna, non del suo corpo, no, ma della sua pietà. Vedo due scarpe décolletées color vino, due gambe senza calze, una fronte troppo alta. E lei è già davanti a me per ricordarmi che sono un untore, un uomo che segna senza cautela la fronte di chi ama. Tu non la conosci, è passata nella mia vita quando ancora non c'eri, è passata ma ha lasciato un'impronta fossile. Voglio raggiungerti, Angela, in quel limbo di tubi dove ti sei coricata, dove il craniotomo scassinerà la tua testa, per raccontarti di questa donna.




2 commenti:

  1. Ho letto questo libro da piccola, eppure mi è rimasto talmente impresso che lo conosco ormai a memoria e non sono più riuscita a leggerlo. Mi ha fatto venir i brividi, ma ho provato esattamente le tue stesse emozioni, complimenti per aver capito il libro in maniera così profonda

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  2. Ciao! Ti ringrazio <3 E ti capisco perfettamente, è un libro che scortica l’anima e ti lascia veramente qualcosa di indelebile.

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