mercoledì 27 dicembre 2017

Recensione "Nuvole di fango" di Inge Schilperoord

Buongiorno a tutti, Readers! La pausa invernale|natalizia è decisamente terminata, e sono tornata con tantissime nuove recensioni. Iniziamo subito con un libro completamente inaspettato che mi ha fatto innamorare della prosa di Inge Schilperoord: "Nuvole di fango". Vi parlerò di un romanzo che tratta un tema spesso inesplorato ma affrontato e approfondito nei minimi dettagli in queste pagine. Ready?


Jonathan è un trentenne dal passato torbido al quale è concessa la libertà condizionale dopo un periodo trascorso in carcere. In attesa dell'aggiornamento del processo a suo carico, che lo vede accusato di violenza su minore, Jonathan fa ritorno dalla madre, una donna anziana e solitaria, nel villaggio di pescatori in cui è cresciuto. Qui cerca di riprendere la sua vecchia vita: è consapevole di aver superato il limite ed è sinceramente deciso a diventare una persona diversa. Ciò che più lo appaga è prendersi cura degli altri: della madre, soprattutto, ma anche del cane Milk e di una tinca che ha trovato, ferita, in un laghetto vicino casa. Il percorso di reinserimento di Jonathan prende una piega inaspettata quando una bambina, Elke, che condivide con lui la passione per la natura e gli animali, sembra cercare la sua compagnia...

RECENSIONE

In questo libro viene trattato un tema difficile. Un tema che nessuno osa mai affrontare, di cui nessuno prova a farsi carico, di cui nessuno vuole sentire il peso simile ad un macigno. Ma questa scrittrice olandese, questa psicologa, ha preso le sue conoscenze, la sua idea di una storia, una penna, ed ha creato un piccolo agghiacciante capolavoro. 

Jonathan è un uomo apparentemente simile a tutti gli altri, ma incapace di esserlo davvero. Ci sono cose che possono essere dette con tanti giri di parole, per tentare di alleviarne il peso, ma altre vanno solamente scagliate: una di queste parole è pedofilia. Jonathan è un uomo sessualmente attratto dalle bambine. Una maledizione, un tormento, che però potrebbe diventare una colpa indelebile se si scontrasse con la realtà. Il protagonista esce dal carcere dopo aver commesso un atto di cui non è ancora stato giudicato colpevole, ma noi sappiamo, senza ombra di dubbio, chi è stato. Lo sappiamo perché Jonathan organizza ogni istante della sua vita in tabelle, si ripete fino allo sfinimento le parole dello psichiatra, registra ogni suo movimento - anche innato, anche il suo semplice respiro -, aiuta l’ignara madre perché è l’unica cosa che si sente in grado di fare, e pensa, pensa sempre, pensa troppo. Pensa spesso alla psicologia, pensa di potersi controllare, pensa a darsi fiducia quando viene ad abitare vicino a lui una madre con la sua bambina - Elke - di soli 10 anni. Elke è sola al mondo, la madre è scappata dal marito e lavora tutto il giorno, ed è un’estate soffocante. All’inizio solo con l’intento di aiutare, con l’autoconvincimento di mettere in pratica la sua resistenza, di dimostrare il suo repentino cambiamento, Jonathan si avvicina a lei. Entrambi condividono la passione per gli animali, e la tinca che possiede il protagonista è malata, si nasconde sotto il fondale per cercare sollievo, e quando se ne esce trascina con sè una nuvola di fango. Elke inizia a darle da mangiare, a volerle bene, e Jonathan si convince che si stiano aiutando a vicenda, lui dandole compagnia, lei dando alla tinca - e a lui - le cure necessarie per sopravvivere. 
Ma quanto può durare? Ci può essere una redenzione totale per qualcosa di così inestricabile?



Allarga l’inquadratura, pensò, guardati da lontano. Era un altro metodo. Guarda te stesso come in un film ripreso da lontano. Ma iniziò a girargli la testa. Sentì cedere le gambe. Smettila, smettila.

È terrificante e affascinante allo stesso tempo seguire i processi mentali di un’anima corrotta e malata che lotta contro se stessa. Questo è anche un tema, come dicevo ad inizio recensione, arduo da affrontare . E questo non è un libro adatto a tutti. In questo romanzo il giudizio del lettore viene sospeso, resta in aria in ogni pagina, perché ogni pagina trascina come un uragano e non dà nemmeno il tempo per formulare un pensiero che potrebbe essere ritenuto valido sino all’epilogo. È semplicemente un’esperienza magnifica, capace di costringere il lettore a guardare le cose con altri occhi, umani quanto i suoi ma criminali, appartenenti a qualcuno che non vuole cadere in tentazione, non la volta decisiva, non quella fatale. 

 

Pensò alla ragazzina. A come parlava. Alle sue labbra. A tutte le vocali e le consonanti che nella sua bocca parevano così belle e rotonde, come ciottoli.



Jonathan è disturbante, la sua consapevolezza si scontra insistentemente con il desiderio incontrollabile, l’istinto insano, eppure lascia sempre intravedere tra le righe, nelle pieghe della sua mente, la frase: “È difficile, ma non impossibile.”
La scrittrice sa bene il significato di questa frase ed ha deciso di tramutare l’esperienza di ben 6 mesi accanto ad un pedofilo in un libro: È stato un modo per liberarmi di tutto quello che avevo ascoltato e rivissuto assieme a lui per tutto quel periodo. Avevo bisogno di raccontarlo e la cosa migliore è stata trasformare quell'orrore in un libro".



La madre doveva sapere che era successo qualcosa con quella bambina. Ma Jonathan voleva che vedesse soltanto ciò che lui era adesso, doveva vederlo per come stava diventando.

Migliore.



Durante la narrazione, e questo è un gran pregio, Inge non ci fa schierare con o contro Jonathan. Lascia a noi tutto quanto, ci toglie la possibilità di alcun giudizio, e ci cattura con la sua prosa ipnotica. 
Il finale è completamente inatteso e drammatico. “Nuvole di fango” è allegorico, avvincente, coraggioso, e fuori dall’ordinario. Per lasciarvi il piacere e la straordinaria esperienza di questa lettura, non vi dirò altro. Il mio voto è assolutamente 10/10 con lode. Non sono riuscita a scollarmi nemmeno per 10 minuti da questo romanzo. E vi garantisco che sarà la stessa cosa per voi.


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