Buongiorno a tutti, Readers! La pausa invernale|natalizia è decisamente terminata, e sono tornata con tantissime nuove recensioni. Iniziamo subito con un libro completamente inaspettato che mi ha fatto innamorare della prosa di Inge Schilperoord: "Nuvole di fango". Vi parlerò di un romanzo che tratta un tema spesso inesplorato ma affrontato e approfondito nei minimi dettagli in queste pagine. Ready?
Jonathan è un trentenne dal passato torbido al quale è concessa la libertà condizionale dopo un periodo trascorso in carcere. In attesa dell'aggiornamento del processo a suo carico, che lo vede accusato di violenza su minore, Jonathan fa ritorno dalla madre, una donna anziana e solitaria, nel villaggio di pescatori in cui è cresciuto. Qui cerca di riprendere la sua vecchia vita: è consapevole di aver superato il limite ed è sinceramente deciso a diventare una persona diversa. Ciò che più lo appaga è prendersi cura degli altri: della madre, soprattutto, ma anche del cane Milk e di una tinca che ha trovato, ferita, in un laghetto vicino casa. Il percorso di reinserimento di Jonathan prende una piega inaspettata quando una bambina, Elke, che condivide con lui la passione per la natura e gli animali, sembra cercare la sua compagnia...
RECENSIONE
In questo libro viene trattato un tema difficile. Un tema che
nessuno osa mai affrontare, di cui nessuno prova a farsi carico, di cui nessuno
vuole sentire il peso simile ad un macigno. Ma questa scrittrice olandese,
questa psicologa, ha preso le sue conoscenze, la sua idea di una storia, una
penna, ed ha creato un piccolo agghiacciante capolavoro.
Jonathan è un uomo apparentemente simile a tutti gli altri, ma
incapace di esserlo davvero. Ci sono cose che possono essere dette con tanti
giri di parole, per tentare di alleviarne il peso, ma altre vanno solamente
scagliate: una di queste parole è pedofilia. Jonathan è un uomo sessualmente
attratto dalle bambine. Una maledizione, un tormento, che però potrebbe
diventare una colpa indelebile se si scontrasse con la realtà. Il protagonista
esce dal carcere dopo aver commesso un atto di cui non è ancora stato giudicato
colpevole, ma noi sappiamo, senza ombra di dubbio, chi è stato. Lo sappiamo
perché Jonathan organizza ogni istante della sua vita in tabelle, si ripete
fino allo sfinimento le parole dello psichiatra, registra ogni suo movimento -
anche innato, anche il suo semplice respiro -, aiuta l’ignara madre perché è
l’unica cosa che si sente in grado di fare, e pensa, pensa sempre, pensa
troppo. Pensa spesso alla psicologia, pensa di potersi controllare, pensa a
darsi fiducia quando viene ad abitare vicino a lui una madre con la sua bambina
- Elke - di soli 10 anni. Elke è sola al mondo, la madre è scappata dal marito
e lavora tutto il giorno, ed è un’estate soffocante. All’inizio solo con
l’intento di aiutare, con l’autoconvincimento di mettere in pratica la sua
resistenza, di dimostrare il suo repentino cambiamento, Jonathan si avvicina a
lei. Entrambi condividono la passione per gli animali, e la tinca che possiede
il protagonista è malata, si nasconde sotto il fondale per cercare sollievo, e
quando se ne esce trascina con sè una nuvola di fango. Elke inizia a darle da
mangiare, a volerle bene, e Jonathan si convince che si stiano aiutando a
vicenda, lui dandole compagnia, lei dando alla tinca - e a lui - le cure
necessarie per sopravvivere.
Ma quanto può durare? Ci può essere una redenzione totale per
qualcosa di così inestricabile?
Allarga l’inquadratura, pensò, guardati da lontano. Era un altro
metodo. Guarda te stesso come in un film ripreso da lontano. Ma iniziò a
girargli la testa. Sentì cedere le gambe. Smettila, smettila.
È terrificante e affascinante allo stesso tempo seguire i
processi mentali di un’anima corrotta e malata che lotta contro se stessa.
Questo è anche un tema, come dicevo ad inizio recensione, arduo da affrontare .
E questo non è un libro adatto a tutti. In questo romanzo il giudizio del
lettore viene sospeso, resta in aria in ogni pagina, perché ogni pagina
trascina come un uragano e non dà nemmeno il tempo per formulare un pensiero
che potrebbe essere ritenuto valido sino all’epilogo. È semplicemente un’esperienza
magnifica, capace di costringere il lettore a guardare le cose con altri occhi,
umani quanto i suoi ma criminali, appartenenti a qualcuno che non vuole cadere
in tentazione, non la volta decisiva, non quella fatale.
Pensò alla ragazzina. A come parlava. Alle sue labbra. A tutte
le vocali e le consonanti che nella sua bocca parevano così belle e rotonde,
come ciottoli.
Jonathan è disturbante, la sua consapevolezza si scontra
insistentemente con il desiderio incontrollabile, l’istinto insano, eppure
lascia sempre intravedere tra le righe, nelle pieghe della sua mente, la frase:
“È difficile, ma non impossibile.”
La scrittrice sa bene il significato di questa frase ed ha
deciso di tramutare l’esperienza di ben 6 mesi accanto ad un pedofilo in un
libro: “È stato un modo per liberarmi di tutto
quello che avevo ascoltato e rivissuto assieme a lui per tutto quel periodo.
Avevo bisogno di raccontarlo e la cosa migliore è stata trasformare
quell'orrore in un libro".
La madre doveva sapere che era successo qualcosa con quella
bambina. Ma Jonathan voleva che vedesse soltanto ciò che lui era adesso, doveva
vederlo per come stava diventando.
Migliore.
Durante la narrazione, e questo è un gran pregio, Inge non ci fa
schierare con o contro Jonathan. Lascia a noi tutto quanto, ci toglie la
possibilità di alcun giudizio, e ci cattura con la sua prosa ipnotica.
Il finale è completamente inatteso e drammatico. “Nuvole di
fango” è allegorico, avvincente, coraggioso, e fuori dall’ordinario. Per
lasciarvi il piacere e la straordinaria esperienza di questa lettura, non vi
dirò altro. Il mio voto è assolutamente 10/10 con lode. Non sono riuscita a
scollarmi nemmeno per 10 minuti da questo romanzo. E vi garantisco che sarà la
stessa cosa per voi.
Nessun commento:
Posta un commento
Dimmi cosa ne pensi!